Ho già avuto modo di intervenire ed esprimere la mia opinione sulle cause che sono alla base della forte contrazione delle presenze alle Terme Euganee; da allora ad oggi la situazione si è ulteriormente aggravata. I motivi citati quali cause di questa situazione, 11 settembre, euro, congiuntura economica, politiche restrittive dei governi europei, sono tutti confermati ed anzi, in qualche caso, si sono appesantiti di nuove restrizioni, così da far registrare segni negativi nelle statistiche. Perché, anche nel nostro caso, di segno negativo si tratta. Comunque, sarebbe opportuno che i dati sulle presenze turistiche venissero comunicati per intero e non estrapolando il mero dato che interessa: le presenze complessive, sia ad Abano che a Montegrotto, sono in forte calo, -0,02 negli arrivi e -5,50 nelle presenze (giugno 2003). I dati citati relativi al mercato italiano, + 9,53% negli arrivi e + 0,12% nelle presenze, registrati a fine maggio, portano ad una parziale ed errata lettura dei dati statistici. Il forte aumento degli arrivi e la stagnazione delle presenze stanno a significare che il turista si ferma sempre meno, non fa la cura termale del fango (l’unicità delle Terme Euganee) e soprattutto gli ospiti di breve durata non vivono il territorio, non visitano i bar, i negozi, ecc. Mi sembra che non ci sia proprio nulla di cui rallegrarsi.
In questi momenti di forte crisi mi sono chiesto cosa dovrebbe caratterizzare una stazione termale per poter rispondere sia alle aspettative degli ospiti che a quelle dei residenti. Una stazione termale, e nel nostro caso un insieme di paesi termali, per vocazione propria, dovrebbe soddisfare criteri di tranquillità, verde, silenzio, servizi specifici, così da riconoscersi quale isola di salvezza per il benessere psico-fisico dell’uomo. Noi invece nel corso degli ultimi anni abbiamo fatto di tutto per perdere questa identità che dovrebbe essere patrimonio irrinunciabile di tutte le località termali. Tra le regole fondamentali dell’urbanistica, relativamente alla pianificazione del territorio, una delle più importanti è quella concernente la individuazione della vocazione del territorio. Nel nostro caso la vocazione è e rimane quella termale. Ma oggi, noi, possiamo affermare che i pianificatori, chiamati dalle diverse amministrazioni dei Comuni, abbiano rispettato questa elementare regola?
Abano ha legato il suo recente sviluppo esclusivamente all’occupazione del territorio con un’espansione residenziale ed artigianale-commerciale che, proprio dai parametri urbanistici, non risultavano meritevoli di attenzione e soprattutto di uno sviluppo così marcato e vorace. Questo modo di gestire il territorio (molti affermano che sia il modo per l’Amministrazione di far cassa e pagare lo sviluppo), ha causato gravi e irreparabili guasti all’immagine turistico-termale di Abano. Troppo elevato il tasso di rumore, l’edilizia termale è immersa in un mare di tetti di residenze con abitanti che ormai hanno poco o nulla a che fare con il paese e la sua attività economica principale; la quantità di verde, frammentata in mille piccoli spazi, non ha quell’importanza «necessaria» che dovrebbe avere; anche la recente realizzazione del parco termale ha sollevato numerosissime critiche in quanto il cemento ha il sopravvento sul verde, aspetto principale per un parco. E come se non bastasse altre grandi espansioni sono programmate. Abano sta perdendo più del doppio delle presenze di Montegrotto e non è da escludere, proprio per i motivi elencati, che essendo la stazione termale più famosa della zona, possa innescare quel fenomeno di pubblicità negativa, capace di danneggiare l’intero bacino termale.
Vorrei ricordare che sono chiuse da anni ben sei strutture termali ad Abano e per le quali nessun interesse di rilievo si è manifestato. Ciò significa che il settore, e non da ora, non gode di buona salute. Consultando i dati statistici si nota come il differenziale delle presenze tra le due realtà termali si assottigli sempre di più; e questo non perché ci sia una crescita verso l’alto di Montegrotto Terme bensì perché si registra un calo sempre più marcato per Abano Terme. Montegrotto invece, che nelle ultime tre tornate elettorali ha avuto un cambio di maggioranza impedendo così una continuità amministrativa, ha forse evitato che si sviluppassero le stesse politiche di aggressione al territorio della vicina Abano Terme. Questa inerzia politica ha involontariamente protetto e difeso la vocazione termale del paese. Purtroppo però, a mio parere, l’incapacità delle amministrazioni che si sono succedute ha prodotto interventi certamente non in linea con le aspettative del paese.
Vale la pena ricordare il sottopassaggio della ferrovia - senza marciapiedi e piste ciclabili -, la piazza di fronte al municipio - intervento a sé stante slegato dal contesto, sembra l’unico esempio di piazza convessa, capace solo di raccordare le pendenze e i dislivelli dove però una mamma con la carrozzina non può sostare -, l’infelice localizzazione della zona artigianale con i suoi recenti ampliamenti che tanto - necessario e legittimo - traffico e rumori porta all’interno dei paesi termali.
A Montegrotto, e soprattutto nella porzione definita 'centro storico', tutto sta avvenendo con interventi singoli, non legati da un progetto unitario. Voglio ricordare che nell’ultima campagna elettorale si proponeva di effettuare un intervento unitario per il 'centro storico'; mi duole constatare che si trattava di pura propaganda. Gli interventi a lato del distributore IP, del supermarket Berta e ora quello annunciato tra via dei Colli e viale Stazione, nonché di altri, risultano essere solo delle «superfetazioni» ad un pezzo di paese che ormai sta perdendo l’occasione per un suo riscatto urbanistico-architettonico. Ci si aspettava di più dalla giovane amministrazione, si pensava che fossero più ricettivi alle sollecitazioni e alle aspettative della comunità, ma la mancanza di esperienza e di personalità, e la diffidenza, li ha portati ad isolarsi dagli amministrati e loro stessi. Spesso, sulle pagine dei giornali, le componenti socio-economiche del territorio hanno accusato gli albergatori di far sì che gli hotel fossero delle isole nelle quali intrattenere e trattenere gli ospiti in modo da non far vivere loro il territorio; mi sento di dire che è vero esattamente il contrario. La pianificazione dei territori e la loro amministrazione hanno sempre più circoscritto e perimetrato gli alberghi termali senza creare attorno quella serie di relazioni e rapporti in un equilibrio di reciproci vantaggi.
E’ evidente che l’identità turistica delle Terme Euganee si sta lentamente perdendo per far posto ad interessi sempre più evidenti legati al mondo delle costruzioni residenziali, artigianali e commerciali; nemmeno l’approvazione del progetto di legge, da parte del Consiglio regionale del Veneto, per la realizzazione di nuovi boschi di pianura, è stata presa in esame dai nostri Comuni al fine di dotare i territori di quel verde che ormai manca in tutti i comuni della pianura padana. La legge, peraltro finanziata, ha come obiettivo il miglioramento della qualità dell’ambiente, dell’aria e dell’acqua nel territorio regionale; fornire le aree verdi di spazi naturali che consentano ai cittadini di svolgere attività ricreative; aumentare la sicurezza idraulica del territorio interconnessa con aree boscate; ridurre gli effetti dell’inquinamento atmosferico e delle concentrazioni urbane e molto ancora. Un motto quindi, boschi e non quartieri. Se questa propensione non avrà un rapido cambio di tendenza, la concorrenza di rinnovate e nuove stazioni termali italiane ed europee ridimensionerà ulteriormente il peso e la valenza delle Terme Euganee. Ai rappresentanti politici regionali, provinciali e comunali la responsabilità piena sul futuro della realtà termale più importante d’Europa. |