MONTEGROTTO. Non hanno gradito affatto le considerazioni del Wwf sul futuro assetto di corso Terme, e invitano l'esponente ambientalista Tiziano Pegorer a un pubblico confronto.
I commercianti della via, resisi nei giorni scorsi protagonisti di una clamorosa protesta contro il progetto della Giunta d'istituire un senso unico permanente, bloccando per due ore il traffico automobilistico (nella foto), contestano le affermazione di Pegorer, secondo cui il senso unico non arrecherebbe alcun danno economico ai commercianti. «Venga a vedere come ce la stiamo passando - esordisce Enrico Turrin, titolare di un centro Tim - Da quando è stato introdotto il senso unico, io e miei due dipendenti passiamo le giornate a braccia conserte. Ho registrato un calo della clientela dell'80% e degli introiti almeno del 30%. Temo che uno dei miei collaboratori dovrà essere licenziato». Anche Lino Malaman, del vicino panificio Stellin, denuncia una flessione degli incassi del 30% e pensa di ridurre il personale in un prossimo futuro: «Attualmente, siamo in nove. Ma sono stato costretto a dare le ferie a un dipendente e credo che dovrò licenziarne un altro». Fosche nubi all'orizzonte anche per il negozio di calzature di Donatella Tosato: «Speriamo di lavorare con alcuni ospiti affezionati, ora che si è aperta la stagione turistica. Ma il flusso dei clienti di Montegrotto si è drasticamente ridotto». I promotori del comitato di protesta avevano però accolto favorevolmente il compromesso proposto dal sindaco Claudio, in una riunione al Palaturismo dopo il blocco stradale: mantenimento della pista ciclabile, reintroduzione del doppio senso di marcia al termine dei lavori (iniziati da pochi giorni con la costituzione del "tracciato" del percorso ciclo-pedonale) ed eliminazione del 50% dei parcheggi. Ora ci ripensano? «Francamente - prosegue Turrin - non pensavamo che le conseguenze del senso unico, anche per soli tre mesi, fossero così gravi. Molti di noi stanno pensando di trasferirsi altrove. E il Wwf dice che non ci saranno conseguenze!». «Anche chi è disposto a un allungamento del percorso per raggiungere i nostri negozi - argomenta Giorgio Zorzi, titolare di un negozio di elettrodomestici - spesso cambia idea quanto vede le chilometriche code che si formano nelle ore di punta, e poi non torna più». |