MONTEGROTTO. Fra i cento studiosi che, dal 10 al 12 marzo, parteciperanno a Roma al "Primo convegno internazionale degli scienziati italiani nel mondo", promosso dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e dal ministro per gli Italiani all'estero Mirko Tremaglia, vi sarà anche una illustre sampietrina. Si tratta di Elisabetta Boaretto, direttrice del Laboratorio di datazione al radiocarbonio del prestigioso Istituto Weizmann di Rehovot, in Israele. Quarantandue anni, sposata, due figli, laureatasi in Fisica a Padova nel 1986, Elisabetta Boaretto ha svolto il dottorato di ricerca in Israele, dove ha conosciuto il marito, anch'egli fisico, e si è trasferita, eleggendo il paese a sua seconda patria. Il suo ambito di ricerca è quello della datazione al carbonio. Una specializzazione che l'ha portata ad occuparsi di analisi nei più famosi siti archeologici del mondo e che, nel corso della sua prestigiosa carriera, l'ha fatta anche tornare a due passi da casa. Era infatti nell'équipe che ha stabilito la datazione della famosa Madonna Costantinopolitana dell'Abbazia di Santa Giustina.
«Il settore nel quale intendevo specializzarmi - spiega la dottoressa Boaretto, giunta ieri a Montegrotto in visita ai famigliari, titolari dell'hotel Millepini, e in procinto di fare le valigie per Roma - a quel tempo in Italia stava chiudendo i battenti. In caso contrario, sarei stata felicissima di rimanere. E anche mio marito mi avrebbe seguito». Anche la ricercatrice, quindi, è involontaria protagonista di quella "fuga dei cervelli" che da anni sta impoverendo il panorama scientifico italiano. Tutto sommato, però, appare ottimista. «Il convegno di Roma è un'importante occasione per porre le basi di una nuova cooperazione internazionale in cui l'Italia possa giocare un ruolo di primo piano - spiega -. Alcune cose, per fortuna, stanno cambiando. Per fare un esempio, su circa cinquecento progetti che Israele sta portano avanti in campo tecnico-scientifico, ben duecento vedono una partecipazione italiana». Due parole, infine, sul drammatico momento che sta vivendo la sua patria d'adozione: «Per fortuna, Rehovot è lontana dai Territori Occupati e non siamo direttamente coinvolti in queste violenze. La situazione, per adesso, appare tranquilla». |