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La rassegna stampa tutti gli articoli relativi a Montegrotto Terme apparsi sul Mattino di Padova e sul Gazzettino edizione di Padova

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Giovedì 16/01/2003 - Gazzettino - .

MONTEGROTTO. DUE COMMERCIANTI DI LIQUORI ASSOLTI

Non era usura, ma prestiti sulla merce

Il fatto non sussiste. Con questa formula il tribunale ha assolto dall'accusa di usura due commercianti di liquori di Abano, difesi dall'avvocato Franco Tosello. Tutto era iniziato nel maggio '97, quando i carabinieri di Pordenone perquisirono un locale notturno di Aviano e arrestarono il proprietario con l'accusa di favoreggiamento della prostituzione. Trovarono un assegno, che sembrava una sorta di garanzia per un prestito. Attraverso quell'assegno gli investigatori arrivarono a Roberto Luppi, sessantaduenne residente ad Abano in via Santa Maria 33, già coinvolto in passato nelle inchieste sulla finanziaria trevigiana Cogef e sulle tangenti alla Guardia di Finanza. Con lui, sul banco degli imputati, è finita anche la compagna, Antonella Garbo, quarantacinquenne, amministratrice della Bekes srl di Montegrotto , produttrice di liquori. Secondo l'accusa la coppia avrebbe concesso prestiti a tassi usurari ad alcuni pubblici esercenti. Fra questi, oltre a Giampaolo Glaser, titolare del locale notturno di Aviano, Roberto Favaretto, gestore di un ristorante di Sambruson di Dolo, che avrebbe pagato interessi del 47,75 per cento, Antonino Margaglio, titolare di una discoteca di Verona, che avrebbe pagato interessi del 38,54 per cento, Francesco Perziano, gestore di una discoteca a Gualdo Tadino, in provincia di Perugia, che avrebbe pagato interessi del 41,44 per cento, Antonino Fasci, titolare di una discoteca di Codroipo che avrebbe ottenuto un prestito con un interesse del 41,18 per cento. Il consulente tecnico della difesa, Antonio Paoletti, ha spiegato che la ditta di Montegrotto concedeva finanziamenti a propri clienti, mediante lo sconto di effetti, contestualmente a forniture di merce, secondo un uso consolidato nel mercato in tema di cessione di alcolici, birre, caffè. E che per tutte queste operazioni emetteva regolare fattura, registrandola nei libri contabili della società, conteggiando anche il costo degli effetti cambiari (1,2 per cento dell'importo) fatti sottoscrivere dai clienti cui venivano erogati i prestiti come unica garanzia del credito. Tesi condivisa peraltro anche dal perito dell'accusa.

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