MONTEGROTTO. L'inchiesta sul cantiere di Largo Traiano è finita in archivio. A deciderlo è stato il gip di Padova Rita Bortolotti accogliendo la richiesta del pm Maria D'Arpa. Nessun disastro colposo a carico dei sei indagati per le crepe e fessurazioni che si sono manifestate in alcune abitazioni vicine all'area dei lavori, tra via Appia e via Flaminia. Ma se la vicenda è chiusa sul piano penale, per il Comitato di cittadini che da mesi ha avviato una vertenza con l'impresa costruttrice «Costacurta» e la società proprietaria del terreno, la Nuovo Centroverde, resta sempre aperta la possibilità di reclamare il risarcimento dei danni davanti al giudice civile.
A convincere pm e gip per la chiusura dell'indagine, è stata la perizia redatta da tre esperti nominati dal giudice (i professori Claudio Ceccoli, Marco Savoia e Guido Gottardi della facoltà di Ingegneria dell'Università di Bologna). Secondo i tre esperti, il prosciugamento della falda avrebbe provocato cedimenti sensibili nel terreno solo in un raggio di 100 metri dal cantiere, mentre meno del 10 per cento delle case limitrofe sarebbero state danneggiate in modo significativo con l'uso dei well-point (pompe per aspirare l'acqua). Case, per lo più, con fondazioni miste e giunti non idonei fra corpi di fabbrica sovrapposti nel tempo. Il gip ha rilevato che non c'è stato pericolo per la pubblica incolumità. E non c'è stato alcun danneggiamento doloso: scoperte le crepe, le ditte avevano subito sospeso i lavori. Eventuali profili colposi, sul piano penale non hanno peso. Da qui l'archiviazione. Resta, però, la strada del «civile». |