ABANO. E' stata una doccia fredda per molti la notizia della quasi certa esclusione di Abano dall'elenco delle città autorizzate in un prossimo futuro ad aprire sul proprio territorio una casa da gioco. La lista delle diciassette nuove sedi (un'apposita commissione parlamentare sta lavorando al progetto) non è ancora definitiva; ma le speranze che Abano, nonostante le ultime amministrazioni succedutesi non abbiano mai nascosto di essere apertamente favorevoli alla nascita di un Casinò, possa ottenere il «via libera» sono ridotte praticamente al lumicino. L'assenza del più importante Comune turistico-termale del Veneto dalla rosa dei pretendenti è arrivata come un fulmine a ciel sereno nella sede degli albergatori.
«Proprio non ce l'aspettavamo - confessa deluso il presidente degli imprenditori termali Massimo Sabbion -. Ora ci attiveremo per avere risposte chiare. Ovviamente restiamo favorevoli all'apertura di un Casinò ad Abano». E il «pollice verso» arrivato da Roma non gli ha fatto cambiare idea.
Continua così a riproporsi una «querelle» che, da queste parti, dura da almeno quarant'anni, fra i fautori della casa da gioco (più clienti che girano, più soldi che entrano) e i contrari (ordine pubblico, soprattutto). E Montegrotto? Anche nel Comune confinante si è accarezzata, in anni passati, l'idea di ospitare un casinò, magari in una Villa Draghi finalmente rimessa a nuovo. All'epoca della giunta di Giuseppe Gallo - e del primo governo Berlusconi - l'allora deputato di collegio Riccardo Perale si era impegnato per un «pressing» legislativo in tal senso. Ma la caduta dell'esecutivo aveva bloccato tutto. Oltretutto, Villa Draghi continua a rimanere un rudere.
La successiva amministrazione Cognolato, invece, non aveva mai nascosto le sue perplessità.
«Non abbiamo avanzato richieste in questo senso - ricorda l'ex sindaco - Non ritenevamo che il gioco d'azzardo, seppure legale, fosse compatibile con il nostro territorio e con il nostro tipo di offerta turistica. Era una faccenda che interessava più che altro Abano».
Di tutt'altro avviso il successore Luca Claudio: «Mi dispiace che Abano sia stata esclusa. E mi dispiace doppiamente che Montegrotto non si sia fatta avanti. Un Casinò nel bacino termale sarebbe un toccasana. Si pensi solamente all'aumento dei pernottamenti negli hotel dei clienti che vengono da fuori zona, e alla possibilità che anche i commercianti si avvantaggino di un flusso di presenze continuo, non legato quindi soltanto alla stagionalità delle nostre Terme». |