Il Tribunale s'improvvisa galleria d'arte. Ed aula d'Accademia, con la presenza di tre fra i più quotati maestri della pittura italiana degli ultimi decenni, come Faccincani, D'Orazio e Treccani, alcuni già novantenni.
Succederà dopodomani all'udienza che il giudice Gianluca Bordon ha fissato per completare l'istruttoria dibattimentale del processo a carico di Ampelio Betteto, 57 anni, titolare della Galleria d'Arte Manzoni di via Carducci.
Il gallerista, alla sbarra insieme alla moglie Maria Prosdocimo per ricettazione e commercio di opere d'arte contraffatte (a difenderli è l'avvocato Gianluca Greggio di Monselice), è stato rinviato a giudizio a seguito di un'indagine complessa condotta un paio d'anni fa dalla Guardia di Finanza sotto la direzione del sostituto procuratore della Repubblica di Padova Paola De Franceschi.
Nel corso delle indagini vennero poste sotto sequestro circa 200 opere d'arte, gran parte delle quali successivamente riconsegnate ai galleristi. Una ventina di quadri, però, sono tuttora sotto sequestro: tra questi, due opere di De Chirico, sette di Treccani, nove di Schifano più un'altra mezza dozzina di quadri di artisti vari. Le tele dopodomani faranno la loro apparizione in aula e saranno esibite davanti a testimoni ed autori al fine di accertarne l'esatta provenienza.
Nell'indagine effettuata a suo tempo, finirono un olio di Sironi, un disegno di Morandi, due acquerelli di Giorgio De Chirico e nove tele di Schifano. Più altri pezzi "firmati" da altri maestri del Novecento, come Saetti, Guidi, Faccincani, D'Orazio, Treccani.
Tutto apparentemente originale, rigorosamente attribuito alla firma blasonata esibita dall'opera d'arte. In realtà si tratterebbe di clamorosi "falsi d'autore".
All'udienza dell'altro ieri ad Este hanno deposto i finanzieri autori delle indagini, un gallerista fiorentino ed un appassionato d'arte padovano, che dopo aver affidato al Betteto in conto vendita le proprie tele, tutte certificate e munite di "expertise" rilasciate da fondazioni ed enti del settore, si è ritrovato con i quadri sotto sequestro ed un introito di denaro assai inferiore a quello che si aspettava dalla cessione delle opere appartenute alla sua collezione privata. |