MONTEGROTTO. Il mercato dei «nuovi schiavi» avveniva vicino alla stazione ferroviaria di Mestre. Qui arrivavano da mezza Italia i «compratori» a prelevare le ragazze da sfruttare in strada e nei night, e ad ingaggiare gli stagionali da far lavorare in nero nei campi e nelle serre del Nordest. Tatiana Cotliarova, una russa di 43 anni, residente in via Abano 45 a Montegrotto dove si era trasferita da Roma, sarebbe stata un referente dell'organizzazione mafiosa che controllava il traffico, procurando permessi di soggiorno alle ragazze poi destinate ai night facendoli pagare 1.500 euro l'uno. I carabinieri del Ros hanno calcolato che in un anno l'organizzazione ha fatto arrivare in Italia alcune migliaia di «nuovi schiavi». Tutto si basava su una rete di agenzie di viaggio russe ed ucraine, appartenenti alle società «Onesto», «Albion» e «Eurotravel Albion», controllate direttamente dalla mafia russa. Erano gli addetti di queste agenzie che nei Paesi dell'Est agganciavano le ragazze per farle arrivare in Italia. Praticamente le rapivano e poi le costringevano con la violenza e i ricatti a prostituirsi in Italia e in altri Paesi europei. Lo stesso succedeva per lavoratori in nero. Ieri mattina i carabinieri del generale Giampaolo Dozier e del maggiore Angelo Iannone, in collaborazione con l'Europol e le polizie di altri nove Stati, hanno arrestato 63 persone e consegnato sedici ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari. I reati contestati vanno dall'associazione di tipo mafioso al favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina, alla riduzione in schiavitù, allo sfruttamento della prostituzione. E' una delle prime volte che in un caso di sfruttamento di immigrati clandestini, viene contestato il reato di associazione mafiosa, con la possibilità di applicare il regime di carcere duro (41/bis). Durante l'operazione, denominata «Girasole 2» e coordinata dalla Dda di Perugia, sono stati sequestrati 13 appartamenti, 9 night, 4 alberghi, 27 conti correnti e un centinaio di auto. Le donne che finivano in schiavitù venivano ordinate alle agenzie controllate dall'organizzazione, che per l'occasione si era messa in affari sia con la camorra che con la mafia albanese. I documenti di richiesta per far arrivare le ragazze venivano preparati da avvocati, liberi professionisti e con l'intermediazione pure di insegnanti universitari. Erano utilizzate attività imprenditoriali di copertura per la richiesta di manodopera. Diversi gli alberghi e i locali notturni dai quali partivano le richieste di lavoro. Le offerte erano per cameriere ai piani, cuochi, cameriere in sala. In realtà quando i disperati dell'Est arrivavano a Mestre, dopo estenuanti viaggi dalla Bielorussia e dall'Ucraina via Germania e Austria, capivano cosa li aspettava. Una buona parte veniva «venduta» alla mafia albanese che sfrutta le ragazze in strada e che «piazza», attraverso rumeni e italiani «amici», lavoratori in nero. Altre erano costrette a fare le prostitute, private dei documenti, minacciate e ricattate con violenze anche sui familiari. Era emerso questo anche dall'indagine «Curve» del Ros di Padova. |