ABANO. Se saggezza vuole che il bicchiere vada sempre visto mezzo pieno questa è una mezza vittoria, sempre preferibile a una completa disfatta. Ma nulla di più. Questo il primo giudizio di amministratori e imprenditori sulla decisione del governo Berlusconi di fare dietrofront sul decreto «taglia-terme», sostituito nella Finanziaria dal raddoppio del ticket (da 35 a 70 euro) per i clienti mutuati.
Non mancano però forti critiche al provvedimento preso sul filo di lana dell'esecutivo, dopo giorni di «pressing» da parte di sindaci, partiti e associazioni di categoria che rappresentano le 376 stazioni termali italiane. Certo, la prima ipotesi - contenuta in una bozza del Ministero dell'Economia che contemplava il mantenimento dei rimborsi solo per invalidi civili e di guerra - è stata ritirata dopo un'autentica sollevazione che ha visto uniti nella difesa del termalismo nostrano centrodestra e centrosinistra.
«Per un verso siamo sollevati - è il primo commento del sindaco di Abano, Giovanni Ponchio -, per l'altro, l'aumento del ticket è davvero consistente. In sede di emendamenti parlamentari alla Finanziaria ci batteremo per ottenere una riduzione a 50 euro».
Le municipalità del bacino euganeo, assicura Ponchio, si stanno già muovendo. «A breve organizzeremo un summit con l'Ancot (Associazione nazionale dei comuni termali) per studiare i primi passi da compiere». Il primo cittadino non vede comunque tutto nero all'orizzonte: «Mi auguro che l'aumento del ticket faccia da sprone per offrire ai clienti un servizio migliore, che giustifichi l'innalzamento della spesa. Anche se resta sul tappeto la questione della validazione della fangoterapia». Insomma, fanghi e acque termali debbono ottenere al più presto il marchio «doc» che le qualifichi come trattamento terapeutico essenziale. Resta sempre sospesa sul comparto la spada di Damocle del 2004 come termine ultimo per presentare studi certi che convincano il Ministero della Sanità a mantenere le prestazioni fangoterapiche all'interno dei parametri di copertura del Servizio sanitario. Altrimenti il calo della «mannaia» sull'intero settore sarà solo stato rinviato.
Sulla stessa linea il sindaco di Montegrotto, Luca Claudio: «L'aumento del ticket è davvero pesante. Noi auspicavamo chiaramente che non non venisse apportato alcun tipo di modifica al quadro precedente. Questo è un innalzamento che va a penalizzare con forza il circuito delle cure convenzionate. L'unico modo per giustificare una simile impennata è una vera e propria certificazione scientifica del prodotto. Altrimenti ad ogni Finanziaria, come accade di regola da anni, ci troveremo a fronteggiare continue proposte di tagli». Claudio non rinuncia, però, a un suo vecchio «cavallo di battaglia»: «Vanno comunque individuati nuovi target di clientela che svecchino il mercato, come le fasce più giovani interessate a trattamenti preventivi e di riabilitazione sportiva». Per il capo della giunta sampietrina rimane insomma valido il concetto (espresso più volte e all'origine anche di numerose polemiche) che si debba uscire da una visione esclusivamente «ospedalizzata» delle Terme.
«Oggi abbiamo di fronte agli occhi il fatto che, nonostante leggi-quadro e studi scientifici che sono stati comunque fatti, molti politici e burocrati continuano a ritenere le cure termali un lusso che si può interamente caricare sulle spalle del cittadino - dichiara senza giri di parole l'assessore a Turismo e termalismo di Abano, e già sindaco per due legislature, Cesare Pillon -. E' chiaro che questo governo non sa neppure che cosa sta facendo. Un ticket di 70 euro per tutte le cure, indiscriminatamente, è un errore. Si tratta di un importo che non è calibrato sulle diverse realtà. Un conto, ad esempio, è la fangoterapia di Abano e Montegrotto, un conto l'idroterapia offerta da altri Comuni dove, oltretutto, il cliente spende comunque meno per il soggiorno. Insomma, anche se è stato scongiurato il taglio quasi totale, venire qui costerà sempre di più. Il livello ottimale era quello di 35 euro - conclude Pillon -, ma speriamo almeno di fissarlo a 50».
A sparare ad alzo zero contro il provvedimento governativo è anche Bruno Fabbri, medico termalista e capogruppo consiliare della Margherita: «Si tratta di una decisione assolutamente contraddittoria. Dall'esecutivo mi sarei aspettato una maggiore lungimiranza. A risentire dell'aumento saranno, al solito, le fasce più deboli che necessitano della fangoterapia. Come i pensionati con la minima a 400 euro per i quali un raddoppio del ticket rappresenta un vero salasso. Per non parlare degli effetti negativi su tutto il comparto. E' ovvio - prosegue Bruno Fabbri - che gli alberghi a cinque stelle, che registrano grosso modo solo un 10% di impegnative del Servizio sanitario nazionale, non corrono grandi rischi. Ma il discorso è drammaticamente diverso per la categoria dei tre stelle, quella più esposta». Fabbri punta inoltre il dito contro il deficit culturale di chi approva provvedimenti come quello licenziato dal Consiglio dei Ministri: «La legge-quadro sul termalismo è stata completamente disattesa. Prevedeva la costituzione di un Fondo per la ricerca gestito dal Ministro e dalle aziende convenzionate e la validazione dei trattamenti medico-riabilitativi. Ma ancora - conclude sconsolato il medico - non è stato fatto nulla». Clima da scampato pericolo per Francesco Bonsembiante, Coordinatore della Margherita: «Pensando all'impatto nel territorio che l'uscita delle cure termali dal sistema sanitario nazionale avrebbe provocato non possiamo che essere soddisfatti dello scampato pericolo. Dal punto di vista politico dobbiamo osservare che è una decisione grave e inutile: da una parte sono stati penalizzati i cittadini più deboli e dall'altra il beneficio finanziario dello Stato è pressoché nullo. E' però che i medici di Medicina Generale si convincano dell'efficacia delle cure o inevitabilmente nel tempo diminuiranno le prescrizioni. Come circolo territoriale della Margherita di Abano ci stiamo impegnando nell'elaborare un documento con alcune proposte concrete per accelerare l'avvio di progetti di ricerca, di formazione e di comunicazione». |