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La rassegna stampa tutti gli articoli relativi a Montegrotto Terme apparsi sul Mattino di Padova e sul Gazzettino edizione di Padova

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Sabato 14/09/2002 - Gazzettino - Angelo Cimarosti

MONTEGROTTO Sono entrati col taglierino nell’agenzia di viale Stazione, travisati con maschere di carnevale

I rapinatori cadono nella trappola

I carabinieri li prendono con un’azione spettacolare a Padova 2000 dopo il colpo all’Antonveneta

«Siete di Vicenza? Come di Vicenza!», hanno detto con gli occhi fuori dalle orbite a quegli strani personaggi, canottiera bianca su bicipiti da far paura, giubbotti fuori moda e con delle facce poco raccomandabili che li stavano ammanettando. E pensare che i rapinatori, che invece avevano (quasi) una faccia da bravi ragazzi, andavano molto orgogliosi del loro metodo di lavoro. Entrare in banca travestiti con maschere di carnevale, come ieri alle 14 e 40 nella filiale dell'Antonveneta di Montegrotto, fa molto film "pulp", da banditi all'americana. Chissà se hanno anche riso, ormai rilassati, della paura della cassiera, dell'impiegato che di notte non dormirà dopo essersi visto puntare un taglierino, e dei 14mila euro guadagnati con un lavoro facile facile. Ormai erano le 15 e 20, quaranta minuti dopo il colpo. A bordo della BMW rubata si sentivano ormai al sicuro. Si erano pure divisi i soldi in parti uguali, l'equivalente di sette milioni a testa, che non è male per pochi minuti di impegno per una società formata da quattro persone "alla pari". Mancava solo l'ultima parte, la più semplice: prendersi le due auto "pulite" che avevano provveduto a posteggiare tra due palazzoni del complesso Padova 2000, di fronte al cimitero di Padova. Mentre i quattro stavano per salire, tranquilli e rilassati, su una Golf e una Clio, attorno a loro è successo il finimondo. In pochi secondi, come nei film americani che a quella banda evidentemente piacciono tanto, uno stridere di gomme sull'asfalto, auto che in controsterzo bloccavano tutte le vie di fuga, le urla degli ordini, tra lo stupore degli abitanti. E quelle facce contratte e tese che, pistola in mano, gli urlavano di alzare le mani.Tesi lo erano eccome, i carabinieri del Nucleo Operativo di Vicenza. Erano in una ventina ad aspettare "quei clienti" dopo la rapina di Montegrotto. Non appena era stato lanciato l'allarme via radio, ed erano arrivate le prime descrizioni del fatto, i ragazzi che passano giorno e notte tra intercettazioni e appostamenti non avevano avuto dubbi:"sono loro". Era da un bel po' che stavano dietro alla banda, tutti ragazzoni dal fisico tra i 90 e i 100 chili da Vicenza, Padova e Verona, ben conosciuti alle forze dell'ordine. Così conosciuti che uno di loro, addirittura, si trovava a casa con degli obblighi di sorveglianza, e poteva dedicarsi con profitto alle attività illecite "solo" nei periodi tra una firma e l'altra in caserma. Quando si sono visti arrivare quella specie di esercito, si sono ammutoliti. Uno ha avuto solo la forza di chiedere a quei cattivi soggetti che li arrestavano chi fossero e da dove venissero: «Da Vicenza». Come quelli che tempo prima gli avevano preso il fratello. E che ora, a lavoro finito, al parcheggio di Padova 2000 mostravano volti molto più rilassati.

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