Si svolgono stamani, alle 11.30, nel Duomo di Montegrotto, i funerali di Maurizio Moro. Il trentanovenne carrozziere sampietrino deceduto lunedì all'ospedale di Padova dopo che il 4 dicembre si era sottoposto, a Valdagno, ad un operazione di gastroplastica. Pesava 160 chilogrammi e voleva arrivare a 100 per non avere, con l'avanzare dell'età, problemi di salute. Ieri mattina il pubblico ministero Renza Cescon, che su segnalazione dell'Azienda ospedaliera patavina aveva disposto un supplemento d'autospia e aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo per colpa professionale, ha autorizzato la sepoltura. "Io credo che i medici abbiano tentato di fare il massimo - ci aveva detto la moglie Naida Frison - poi non so se ci dicevano tutto. Ci hanno comunque avvertiti che interventi simili hanno sempre un margine di rischio. Ne hanno fatti tanti che sono andati bene. A mio marito invece no".
Un lungo e doloroso calvario la vicenda clinica di Maurizio Moro. Otto giorni dopo l'intervento di bendaggio intestinale, che sembrava essere andato bene, proprio quando l'uomo cominciava ad essere rialimentato, ecco manifestarsi i problemi. Il 15 dicembre viene operato d'urgenza per una peritonite allo stomaco. Viene trasferito nella rianimazione di Thiene e poi di Arzignano: infine arriva a Padova. Qui viene sottoposto ad altri due interventi sempre dovuti a perdite che si erano prodotte dove era stato effettuato il bendaggio intestinale. Il 14 febbraio Maurizio Moro esce dal coma vigile in cui si trovava dall'intervento di peritonite e sembra riprendersi. All'inizio di marzo viene però colpito da un blocco renale: lo supera. Mercoledì 20 rimane vittima di un infarto al miocardio. Le sue condizioni degenerano giorno dopo giorno e lunedì scorso si spegne nel letto della rianimazione di Padova dove i sanitari da due giorni tentavano di fargli superare la nuova crisi. |