MONTEGROTTO. Divulgazione aggravata e continuata di notizie segrete. Con questa ipotesi di accusa Raffaele Galdi, brigadiere generale dell'Esercito, ieri mattina ha affrontato il rito abbreviato davanti al gup militare Anna Marconcini. Galdi, 62 anni, è attualmente in ausiliaria ed è residente a Roma in via Canino. L'ufficiale a conclusione del procedimento a porte chiuse è stato condannato a 3 mesi di reclusione con i doppi benefici, pena convertita in una ammenda di 3486 euro. La sentenza è stata pronunciata alla fine di una interminabile udienza che è durata dal mattino sino a metà pomeriggio. L'ufficiale è stato ritenuto responsabile però di due soli episodi «consumati» a Padova mentre da altri sei titoli (tutti con analoghe contestazionima avvenuti a Roma) è stato assolto perchè il fatto non sussiste. Il pubblico ministero militare Sergio Dini con la sua requisitoria aveva sollecitato complessivamente nove mesi di reclusione. L'ex alto ufficiale - secondo l'accusa formulata nel capo di imputazione - allorchè era in servizio quale colonnello direttore dei servizi di Commissariato della Regione Militare Nord dal 1994 al 1997, e quindi come brigadiere generale direttore del Commissariato della Guardia di Finanza di Roma tra il 1997 ed il 2000, avrebbe rivelato «ripetutamente ad una signora (che risiedeva a Montegrotto Terme) con la quale aveva una relazione sentimentale e che operava nel campo delle forniture militari quale titolare della ditta RFM (Rappresentanze Forniture Militari) ed anche, in taluni casi, direttamente a ditte civili, notizie concernenti il servizio da lui svolto presso gli enti militari suddetti ed apprese in ragione del servizio stesso notizie che dovevano rimanere segrete a garanzia della regolarità e della genuinità delle gare amministrative indette o da bandire». In altre parole il brigadiere generale avrebbe presumibilmente rivelato all'amica del cuore il contenuto delle offerte delle altre ditte in modo che la donna potesse così formulare proposte assolutamente vincenti sia durante la sua permanenza alla Regione Militare di Padova sia quando era alla Guardia di Finanza di Roma. Erano sette i titoli delle contestazioni che il pm Dini aveva formulato a carico del Galdi. Il gup Marconcini ha ritenuto valide e fondate solo le due presunte «soffiate» fatte alla signora di Montegrotto. Entrambe le contestazioni risalivano al 1996, quando Raffaele Galdi era in servizio nella nostra città. Durante gli incontri l'alto ufficiale avrebbe rivelato il «quantum» delle offerte di alcune ditte per appalti di carta igienica e di tovagliolini di carta permettendo così alla donna di poter partecipare alla gara con un'offerta ovviamente più competitiva. Da qui la condanna a tre mesi di reclusione con i doppi benefici che hanno portato poi la pena ad essere convertita in una ammenda a 3486 euro, circa sette milioni delle vecchie lire. |