E' nelle mani dei giudici del Tar del Veneto il destino del progetto di ristrutturazione dell'ex-hotel Terme Zurigo. Un noto commercialista sampietrino si è rivolto alla giustizia amministrativa chiedendo l'annullamento, previa sospensiva, della concessione edilizia e dell'accordo di programma tra Comune e Regione che ha dato il via libera all'intera operazione. Oltre che nei confronti dei due enti interessati, il ricorso, patrocinato dagli avvocati Ivone Cacciavillani e Francesco Mazzarolli, è stato promosso contro la Iced Srl, la società committente. Evidentemente il professionista teme il deprezzamento dell'immobile di sua proprietà, ubicato in via San Mauro, a poche decine di metri di distanza dall'ex-hotel Zurigo. Il cantiere è stato inaugurato nel mese di luglio. Sono già state realizzate le fondazioni e i pilastri di un fabbricato a vocazione residenziale, destinato ad ospitare diciotto alloggi. Il ricorrente contesta la legittimità della concessione edilizia rilasciata alla società Iced l'11 giugno scorso. Si sostiene che il vecchio Prg non avrebbe potuto consentire un intervento di quella portata, in quanto la destinazione originaria dell'area era a "zona termale di completamento". Nel frattempo era stata però adottata la nuova variante generale. In quel periodo si operava quindi in regime di salvaguardia. Ecco perchè l'amministrazione comunale aveva deciso di stipulare un accordo di programma con la Regione Veneto. Nel ricorso si mette però in discussione anche l'utilizzo di questo strumento: una procedura non corretta nei casi in cui si modifichino le tipologie di zona. Secondo i legali del professionista il Comune avrebbe dovuto adottare una variante parziale, esattamente come se si fosse trattato dello strumento urbanistico generale. In nessun modo si sarebbe quindi potuta consentire la realizzazione di un edificio residenziale in zona termale di completamento. Da quest'operazione l'ente locale non avrebbe inoltre ricavato alcun vantaggio effettivo. La riqualificazione urbanistica dell'area sarebbe sprovvista di ragioni di pubblico interesse. Secondo il ricorrente non basterebbe a giustificarla la concessione di una volumetria di 2000 metri al Comune. |